COMUNITÀ INTERNAZIONALI CRM: IL NOSTRO GRANDE TESORO
Negli ultimi anni mi sono arricchito vivendo e lavorando nelle Case di formazione di carattere internazionale e anche nelle parrocchie del nostro Ordine. Infatti, proprio di recente, a tavola, ho sentito alcuni dei nostri giovani fratelli alludere ad alcune delle loro difficoltà e, allo stesso tempo, alle gioie di accettarsi come fratelli. Un fratello congolese ha felicemente affermato che sebbene siamo neri, bianchi, marroni e gialli, il nostro sangue è rosso! Siamo tutti “Adornos…..Religiosi Caracciolini”….che vivono in un'unica famiglia.
Nessuno vuole banalizzare le sfide delle Case di formazione interculturali. Un tale processo è davvero un compito difficile, ma ne vale la pena perché arricchisce i formatori, i formandi e, in ultima analisi, l'intero Ordine. Stavo leggendo una riflessione su questo tema dal “DISCERNIMENTO E FORMAZIONE VOCAZIONALE IN UN MONDO INTERCULTURALE ESPERIENZA E VISIONE DEI FORMATORI CAMILLIANI”. In questo particolare articolo, pubblicato nel 2017, si osserva che "La formazione in un contesto interculturale richiede che ognuno sia costantemente impegnato nel proprio 'pellegrinaggio interiore': dalla propria cultura a quella dell'altro, e tutti insieme verso la cultura del Vangelo e della vita consacrata. È importante riconoscere che non esiste una cultura ideale o superiore. Siamo tutti riuniti in Cristo. Le nostre differenze sono valori che dovremmo accettare e apprezzare. …e quello…. Nel processo di formazione si deve dare priorità alla semina della "cultura evangelica", che professa l'amore universale, perché Gesù è venuto a salvare tutta l'umanità e le sue diverse culture.
Rev. Michael Marotta, CRM